Qualità della vita nei penitenziari, la Garante fa il punto durante l’incontro “Sguardi sul Carcere”.

“Tra le diverse questioni che rientrano nel mio ambito di competenza qualità di Garante regionale dei Diritti della persona, quella della dignità delle persone private della libertà personale è senza dubbio una delle più delicate”. Lo ha affermato Leontina Lanciano, durante l’incontro “Sguardi sul Carcere”, organizzato dall’Associazione Antigone e dalla Casa del Popolo di Campobasso. Evento che ha visto la partecipazione di Luigi Romano (Presidente di Antigone Campania) e di Vincenzo Boncristriano (Antigone Molise). “Si tratta di una materia alla quale ho sempre dedicato particolare attenzione, fin dai primi momenti dal mio insediamento. La condizione di vita nelle Case circondariali locale è oggetto, da parte mia, di un costante monitoraggio che svolgo direttamente con cadenza ciclica”.

L’impegno su questo fronte “mi ha consentito di instaurare un rapporto proficuo sia con le persone detenute all’interno delle strutture carcerarie molisane, sia con i vertici del sistema penitenziario locale. Da parte dei ristretti ricevo numerose richieste di intervento. Si tratta, prevalentemente, di richieste di sollecito agli organi competenti al fine dell’applicazione di misure alternative alla detenzione in carcere, della concessione di permessi-premio, richieste volte al potenziamento dei servizi di comunicazione con le proprie famiglie, richieste di trasferimento presso altre strutture carcerarie, richieste di affidamento in comunità, richieste di potenziamento dei servizi di vitto e alloggio all’interno delle strutture carcerarie; istanze volte ad ottenere assistenza medica specialistica a fronte di riscontrare problematiche di salute”.

Per quel che riguarda la situazione delle strutture detentive molisane, “devo segnalare – spiega la Garante –  che permangono alcune criticità. Tra queste va senz’altro segnalata gli angusti spazi degli istituti di pena, per i ristretti e per tutti gli operatori che vi lavorano. Le carenze strutturali, con celle piccole, fatiscenti, e mancanza di servizi interni, non aiuta i detenuti nel delicato percorso di risocializzazione. Il problema del sovraffollamento continua ad essere uno dei più stringenti a livello nazionale, anche se nell’ultimo periodo in Molise il fenomeno si è ridotto ed i livelli non sono eccessivamente elevati. Spiragli in questo senso si aprono grazie alla Legge 134 del 2021, che prevede lo sviluppo di forme di esecuzione della pena alternative al carcere, soprattutto in riferimento alle pene detentive brevi. La speranza è che questo possa portare sollievo anche alle congestionate strutture penitenziarie, incentivando la possibilità di scontare la pena – in vario modo – fuori da un carcere”.  Sul fronte del miglioramento del sistema, potrebbero essere introdotte novità quali il totem per segnalare esigenze dei detenuti, che consentirebbe di archiviare la prassi della famosa “domandina”, oggi necessaria per presentare le proprie richieste.

Tra ciò che potrebbe essere potenziato, “posso indicare le iniziative culturali e le attività lavorative, così come sarebbe necessaria l’istituzione di tirocini formativi e corsi professionali a favore dei ristretti”.

Altro punto meritevole di ottimizzazione è quello della “gestione dei trasferimenti dei detenuti, affinché sia consentita la vicinanza, ove possibile, alle famiglie di origine, così da facilitare i colloqui visivi. In questo senso il Garante si è speso molto nell’anno di riferimento, attivando una proficua collaborazione istituzionale con il DAP e facendosi così da anello di congiunzione tra Amministrazioni locali e il nucleo centrale dell’Amministrazione penitenziaria, che ha sempre accolto le istanze che il Garante ha proposto in favore di trasferimenti ritenuti necessari per i detenuti stessi”.

Naturalmente, “come Garante sono stata parte attiva nel promuovere iniziative specifiche volte alla risoluzione delle problematiche rilevate e all’incremento generale delle condizioni di vivibilità nelle strutture locali. Tra questa, ad esempio, c’è il sollecito rivolto alle autorità competenti per il potenziamento dei servizi anagrafici a favore dei ristretti, che spesso lamentano la difficoltà di gestione delle pratiche volte al rinnovo della carta di identità o delle procedute necessarie per il conseguimento di sussidi assistenziali o previdenziali. Mi sono fatta portavoce della proposta di attivare un ‘Servizio anagrafe’ all’interno degli istituti, sull’esempio di altre carceri italiane, così da facilitare l’erogazione delle prestazioni di interesse dei ristretti”.

A ciò si aggiunge l’attività indirizzata a fronteggiare “l’urgente questione della salute in carcere. Nella realtà molisana carenze di spazi da adibire ad infermerie o ambulatori, ma soprattutto carenze di servizi medici specialistici e di personale specializzato. A tale proposito ho rivolto numerosi appelli alle istituzioni ai fini di un potenziamento delle prestazioni sanitarie nelle carceri regionali, con specifico riguardo al personale qualificato del Ser.D, a fronte della numerosa presenza di detenuti affetti da dipendenza da alcool o sostanze stupefacenti”.

In ultimo, un aspetto che merita di essere preso in considerazione “è quello di favorire la prosecuzione della vita affettiva delle persone ristrette. In 32 paesi Europei è già realtà l’autorizzazione alle visite affettive per i detenuti”.

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